Il Cottage
- Margherita Anselmi
- 24 set
- Tempo di lettura: 5 min

Entrò.
Un lungo tavolo di quercia con sedie in stile Morris campeggiava nella stanza quadrata dal tetto basso fatto di travi di legno fitte e scure. Le pareti di pietre vive a vista, avevano rade e piccole aperture all'esterno, ingentilite però da tende giallo oro intessute di figure di animali e piante: anziché appesantire l'atmosfera della stanza, la alleggerivano e sembravano aumentarne calore e luminosità. Mazzi di girasoli in stoffa, ma di gradevole fattura e ben puliti, ornavano vasi dai motivi pure floreali assai allegri e raffinati; altri fiori erano inseriti, con fantasia e gusto, dentro cuori e sacche di canguro in vimini simili a ceste, appesi ai muri. Due lampade dal cappello plissettato e dal fusto lavorato a treccia, gemelle, non erano le uniche fonti di luce della piccola sala, che ospitava un camino di medie dimensioni, spento ma usato di recente, con una fila di oggetti sul ripiano in marmo: tra questi, quattro candele di colore pastello, massicce e forse profumate, gradevolmente inserite entro lucernari decorati, con tanto di maniglie per la deambulazione. Il carillon - un curioso oggetto secentesco - faceva il paio con un orologio a pendolo dal quadrante stranamente illuminato da un fuoco interno, simile a un bel viso solare. La credenza, probabilmente di ciliegio, dal tipico colore rossiccio, era ricca di piatti da portata bene esposti, e tazze da té.
Una casa antica, ferma nel tempo, con il tipico accesso nella camera attigua da una piccola porta bassa. Vi si passava chinando la testa.
Pulitissimo, il luogo sortì un'ottima impressione nell'animo dell'anziana signora.
"Deciso - pensò improvvisamente e senza ancora aver visitato gli altri ambienti del cottage - lo prendo".

Il resto della casa non la deluse. La camera da letto era piccola, tutta azzurra compreso il tetto basso ma ovale, e ornato di stelle, con un baldacchino decisamente fuori misura, ma tanto tenero e dalla biancheria profumata, chiuso da tende azzurro e oro; una lampada a olio col paralume verde smeraldo a doppio sbuffo non stonava affatto con tutto quel blu. E un piccolo set di poltroncine - davvero minuscole - in vimini, in crocchio attorno a un treppiedi dal diametro non superiore ai quaranta centimetri, sembrava invitare a una inedita forma di convivialità. Si sarebbe forse intrattenuta - si disse sorridendo - con fantasmi, esseri invisibili o altre donne, nel luogo intimo per eccellenza..?
E dove avrebbe scritto? Lo vide subito: in cucina. Questa era ora spoglia, ma inspiegabilmente calda e piena di spiriti. Il solo tavolo di legno vicino alla finestra era povero, piccolo e scarno, simile a un desco monacale più che a un piano di lavoro per cuoche; era bucherellato, anche, da minuscole tarme; e recava segni d'antico uso ripetuto: ma tre solide gambe storte (un altro treppiede: che strano!) ne reggevano il peso, e invitavano ora a lunghe sedute di studio. La sedia - una poltroncina, in verità, in occulta armonia con la semplicità del tavolo - invece era imbottita e foderata di morbida stoffa resistente, color verde scuro, nella seduta e nello schienale. La provò subito: comodissima!
Guardò di fronte a sé il muro a mattonelle in ceramica di un rosa intenso, con qualche fragola dipinta a mano, e del rosmarino in rami di squisita anche se spartana fattura.
Chi era l'autrice di un tale capolavoro di strano equilibrio e di stile? Chi aveva abitato il luogo? Tanti cuori, tante menti? Tanti sogni? Tante possibilità d'essere mai espresse, tutte lì convocate?
Sì, perché sullo sfondo della stanza campeggiava un camino Inglenook: lo riconobbe subito. Due grandi colonne di pietra costituivano l'ingresso nel grande tempio del fuoco, ove una stufa nerissima - il fornello, il forno, il termosifone di casa, indubbiamente - pareva attendere solo di essere accesa e fatta vivere.
La stufa, congetturò piacevolmente suggestionata, era forse il crogiuolo di quelle possibilità simili a storie o a complessi di personalità mai espressi, che il fuoco riscaldava, animava e forgiava, e poi rifondeva con gli altri?
La parete interna del camino, protetta da un buio caldo, non aveva l'aspetto di un passaggio segreto? Immaginò immediatamente un meccanismo a molla dietro una pietra cotta, mobile, ignota a tutti. Lo avrebbe scoperto e azionato. E questo avrebbe aperto altri mondi. Ed ecco, accadde esattamente così!
Uno di questi passaggi lo vide subito, nonostante per la delizia tenesse gli occhi chiusi, e fosse ancora seduta al suo futuro desco di scrittura. Sì sì, senza dubbio: ecco un'altra se stessa - quella autentica, quella ignota - andare verso il gigantesco anfratto ancora caldo, e qui fare scattare la molla, nascosta dietro il mattone estraibile: ecco una lunga scala a chiocciola, illuminata da torce che si accendono al suo passaggio (come? di certo non si tratta di un meccanismo elettrico: era la sua presenza a comandare luce, vero? sì!).
"Scendiamo!", - si disse. Giunse agevolmente sul fondo; orientatasi nell'oscurità illuminata a giorno...
"Dove siamo?" - gridò gioiosa dopo un tempo inconteggiabile, con un sussulto di sorpresa: il plurale era davvero appropriato. Cosa aveva visto? Molte porte, e poi molte grotte, e molte strade. Ne aveva scelto una. "Questa è la mia - si era detta - vi vedo mare, campagna, sconfinate steppe. Qui il viottolo di campagna. Ecco, voglio attraversarlo tutto... Fiori nascono sotto i miei piedi e a lato della stradina colorata e solatia. Assurdo: come può essere? Non siamo sottoterra...? E ora...".
Improvvisamente tornò su, in cucina. Aprì gli occhi. Era la sua casa.
La casa dove avrebbe creato, vissuto e collezionato ogni sorta di esperienze.
Qui nulla la spaventava: tutto, anzi, la affascinava. La casa non aspettava che lei, e lei la casa. Questa respirava, e desiderava essere usata, abitata, rallegrata, popolata.
E, subito dopo aver concepito questo pensiero, lo sentì: il suono di una voce di bimba; e con questa tante altre voci in risposta. Una, ben distinta, era quella di un cane assai sapiente, che suggeriva e indicava, fedele amico (da quanto tempo? In quale tempo? Eppure non aveva dubbi: era il suo amico) dalle lunghe orecchie penzoloni e nerissime, dalla voce profonda e il sorriso largo: suo fratello, il grande alleato. E seppe che la casa, con tutti quei vivi e cari fantasmi, era sua da sempre.
E lì, nonostante le sue tante morti, le indicibili sofferenze occorse nella sua giovinezza e nella sua prima età adulta - per amore, tutte per eccesso di amore - , nonostante le sue stesse malattie, forme esteriori, certo, di un disagio mai compreso, lì, ne era sicura, avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni, in compagnia di spiriti guida generosi e cari, numerosi come le sue tante vite: parti intatte di lei, che era ora vivessero e narrassero, e spandessero gioia e benedizioni, e ampliassero l'essere suo stesso, aprendo (oh, quanto!) il diametro del suo centro, accogliendo, scoprendo, essendo molte dimensioni del tempo.
Questa nuova vita fu ed è, e costituisce ponte di senso per altre donne, per altri uomini.
Fu questo il suo primo piccolo viaggio nell'oltre: e la casa-cottage è, fu e sarà la culla e l'astronave del viaggio. E ne fece moltissimi, lì in quella casa, e ne raccontò, ne dipinse, ne scrisse.
Visse lì lunghissimi anni, e c'è ancora, ultracentenaria, e ancora racconta, viaggia e scrive.
Una Donna finalmente felice.
Margherita Anselmi Musicista
É semplicemente un dolce splendido delicato racconto. Bravissima 🥰
Carissime,
non sono minimamente un'autrice: è Laura che con i suoi luoghi, che sono sempre sensibilissime immagini interiori, specchio, direi così, di vastità e dolcezza, ispira noi tutte. Sono proprio quelli gli ambienti che avevo in mente: sono i suoi, cioè ora i nostri. Laura ha il dono di fare sentire sapori, atmosfere e profumi attraverso il video, vero?
Poi ne ha uno più grande, legato all'autenticità, che tutte sentiamo: quello di condividere gioie e drammi con tanto garbo e discrezione, raggiungendoci, e toccando corde profonde. E poi, ancora, la positività, che mi ricorda quella di Agatha Christie, i cui personaggi migliori convertono in bene molte cose. Ecco perché la Donna della piccola pagina (una cosa che è nata di…
Cioao Laura, un racconto bellissimmo, coinvolgente, che ci fa immergere in un'atmosfera calda ed accogliente, proprio come il tuo cottege al quale si è ispirata, in parte, l'autrice. Complimenti!
Un caro saluto,
Cristina